UOMINI E ROBOT

I media parlano sempre più spesso di come il progresso tecnologico impatterà sul mercato del lavoro e sul nostro modo di vivere. L’intelligenza artificiale; in altre parole i famigerati robot. E’ interessante la visione dello storico Yuval Noah Harari nell’articolo The meaning of life in a world without work. Egli dice: man mano che l’intelligenza artificiale supererà l’essere umano, prenderà il suo posto… probabilmente nasceranno nuove professioni, ma questi lavori richiederanno creatività e flessibilità, e non è detto che un tassista disoccupato sia in grado di reinventarsi… Prevede allora che entro il 2050 emergerà una nuova classe di persone: la classe inutile. Persone non solo disoccupate ma inoccupabili.

E’ una previsione fosca che però punta il dito su un aspetto importante. Quello della capacità della mente umana di differenziarsi rispetto ad una macchina. Io non credo però che queste capacità distintive di “creatività e flessibilità” dell’uomo rispetto ad un robot siano classificabili con riferimento solo alla nostra mente umana. Penso che anche la manualità intesa come artigianalità, siano caratteri che andranno ad acquistare importanza. Forse è finito il tempo in cui l’uomo svolge lavori ripetitivi. Pensiamo al film Tempi Moderni di Chaplin che aveva ridicolizzato questo aspetto.

Mi risulta per esempio che nel distretto della pelletteria a Scandicci, i tecnici che sanno lavorare una materia prima imprevedibile come la pelle, vengono contesi dalle varie aziende a suon di aumenti di stipendio. Discorso analogo potrebbe essere fatto con riferimento a tutte le aziende del fashion, food and furniture (le 3 F) che hanno ancora una produzione artigianale. Dove la mano dell’uomo è ancora un elemento cruciale nella realizzazione di un prodotto originale.

Se questo è vero, attenzione piccole-medie imprese a voler standardizzare tutto in nome dei costi. Va ricercato un equilibrio – non facile – che consenta di preservare queste capacità artigianali, pur nel rispetto di un equilibrio economico. Un signore coetaneo di Chaplin diceva: la creatività è l’intelligenza che si diverte (A. Einstein). Penso possa essere questa la giusta sintesi che traccia la strada da percorrere.

Ho già trattato questi temi nel post Uomini e macchine.